Teatro Comunale “Piero Martinetti”

Via Educ 59, Castellamonte | 1864 - proiezioni dal 1927 al 1983

Il Teatro Sociale di Castellamonte venne costruito nel 1864 su progetto dell’arch. Avenatti, incaricato da una società di azionisti. La sala con pianta ad “U” comprendeva una galleria e un loggione, per una capienza complessiva di duecento posti. I camerini erano collocati al fondo del palcoscenico, con ingresso separato.

Le proiezioni cinematografiche vennero avviate da Ludovico Nono nel 1927, sino al fallimento nel 1932. In una prima campagna di ammodernamento, fu ricavata una cabina di proiezione in muratura tra la galleria e il loggione. La sala risulta riaperta nel 1935, con la gestione di Martino Rainelli.

Nel secondo dopoguerra fu particolarmente intensa l’attività teatrale e concertistica, grazie all’organizzazione della nuova Società del Teatro Stabile di Castellamonte intitolata a Giuseppe Giacosa e della Società Filarmonica “Francesco Romana”.

Negli anni Cinquanta su progetto degli architetti Mario Berrino e Marcello Mataloni venne ricavata una sola galleria in cemento armato e fu ristretto il palcoscenico, aumentando a quattrocentosessanta i posti disponibili. Alla riapertura nel 1957, il Teatro Comunale fu intitolato al filosofo antifascista castellamontese Piero Martinetti.

L’attività teatrale riprese nel 1963 con Ciao Pais di Carlo Trabucco che, durante il suo mandato a sindaco di Castellamonte tra il 1960 e il 1965, fu anche promotore delle prime edizioni della Mostra della Ceramica. Attilio Perotti ricorda che in tale contesto furono organizzate nella rotonda antonielliana alcune proiezioni all’aperto di film western.

Riguardo le proiezioni, alla gestione Reinelli subentrò, negli anni Settanta, il cuorgnatese Mario Gilli che aprì la programmazione al genere porno.

La sala venne chiusa dopo l’incendio del cinema “Statuto” nel 1983 e ristrutturata durante gli anni Duemila, con la destinazione di spazio polivalente per accogliere mostre, convegni, iniziative culturali.

Dell’impianto originario ottocentesco è leggibile soltanto la facciata, suddivisa in due piani, scanditi da un doppio ordine di quattro lesene.